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Francesco Maccianti Songbook al Teatro di Fiesole

Francesco Maccianti Songbook al Teatro di Fiesole

Courtesy Alessandro Botticelli

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Francesco Maccianti Songbook
Fiesole
Teatro di Fiesole
9.4.2024

Per la presentazione del suo ultimo lavoro, Songbook, appena uscito per Abeat Records e nel quale per la prima volta ha unito alle sue musiche dei testi, il pianista e compositore fiorentino Francesco Maccianti ha scelto una sede "casalinga," il recentissimo Teatro di Fiesole, e ha portato con sé l'ampia formazione del disco al completo, seguendo passo passo anche la medesima scaletta.

Songbook è un progetto molto particolare, nato dalla convinzione del pianista che la liricità della propria musica potesse sposarsi con il canto e dagli stimoli che in questa direzione gli venivano da molti ascoltatori; così Maccianti ha deciso di selezionare una serie di sue composizioni e di affidarle a quattro cantanti, affinché le fornissero di un testo e le interpretassero, lasciando loro piena libertà stilistica. Queste artiste sono le amiche di lunga data Barbara Casini, apprezzatissima interprete della musica brasiliana, e Claudia Tellini, eclettica e dall'intensa capacità interpretativa, poi Sara Battaglini, sperimentatrice del canto contemporaneo, e Jole Canelli, più tradizionale e dal timbro singolare: cantanti tra loro assai diverse, che infatti hanno inanellato dodici brani altrettanto diversi per genere, interpretazione e persino lingua —due in inglese, uno in portoghese, uno in spagnolo, il resto in italiano.

Collaudatissima la formazione con cui Maccianti ha poi realizzato il lavoro: accanto a lui, infatti, ai sassofoni il collaboratore di lunga data e amico Stefano Cantini, il "Cocco," alla batteria Bernardo Guerra, già membro del quartetto che i due hanno in piedi, al contrabbasso Francesco Ponticelli, che da fonico si è occupato anche della registrazione del disco, ai quali si aggiunge il chitarrista Leonardo Marcucci, presente nei brani della Canelli della quale è abituale accompagnatore.

L'apertura dello spettacolo è spettata dunque a "L'essenza e la memoria," uno dei brani affidati alla Tellini: costruito su "Path," che il compositore realizzò in un momento particolarmente difficile della sua vita e che ha poi dato il titolo a un suo album in trio, ne rendeva l'atmosfera drammatica grazie al testo e —soprattutto —a una singolare dissonanza tra la musica e l'interpretazione vocale. Si sono poi susseguiti tutti i brani dell'album, eseguiti alternando le interpreti, che si affacciavano su territori diversi: quello tradizionale della canzone, pur affrontato con intensità e sulla base di un tessuto musicale nato per l'improvvisazione ("Due ombre" e la bellissima "Abbracci," della Canelli, "Petali" e "Sagome chiare" della Battaglini, "Strada di luna" della Casini); quello più spigoloso ai confini della sperimentazione vocale ("Danza nel cubo" e "Misteri di Nazca" della Tellini, anch'esse attraversate da scarti armonici e improvvisi salti di ottava); la musica brasiliana e spagnola (i due brani in lingua della Casini, "Caminhos" e "Falso sensual," che approfittavano della presenza nei temi originali di elementi provenienti da quelle terre); quello della ballad, più prossimo alla tradizione jazzistica ("Sweet Moon" della Battaglini e "The lonely way back home" della Canelli).

Il tutto ha permesso di ascoltare in fogge nuove la musica di Maccianti, apprezzata solitamente in trio o in piano solo —splendido il CD Attese, uscito sempre per Abeat nel 2020 —, facendola interagire con altri colori, altri timbri, in qualche caso anche altre linee melodiche, senza che essa perdesse niente né della propria identità, né di quanto, improvvisando, avevano da offrire i musicisti coinvolti, per i quali lo spazio non è certo mancato. Su tutti sono inevitabilmente spiccati da un lato il pianista stesso, che quasi in ogni brano si è ritagliato uno spazio per un commento improvvisato del tema, e dall'altro Cantini, il cui accompagnamento ai sax si è spesso trasformato in un vero e proprio duetto con le voci, tanto stava loro vicino e giungeva a intrecciarsi con esse. Ma c'è stato spazio per assoli anche di Ponticelli e Guerra, mentre efficacissimo e raffinato è parso, quando in scena, Marcucci.

Per uno spettacolo che era anche una festa —per la recentissima uscita del disco, per il legame che esiste tra gli artisti e per il riconoscimento che hanno nel territorio in cui si svolgeva il concerto —la conclusione migliore non poteva che essere un brano corale, con tutte le cantanti in scena, e la scelta è caduta su una composizione di Cantini, "Ilagua," eseguita in modo abbastanza informale ma, appunto, festoso. Tra gli applausi di un pubblico incredibilmente folto —l'ampio teatro era pressoché esaurito —per una bella serata di musica senza etichette.

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